Chi siamo e da dove veniamo: l’ID e una risposta a due domande fondamentali

Un assioma della geometria euclidea postula che da un punto su un piano passi un numero infinito di rette. Ma da due punti ne passa una e una soltanto. Per analogia accade lo stesso sul piano esistenziale: se si fissa il presente, in quel primo punto non si riesce a capire né dove si è né da dove si venga, quindi non si sa nemmeno dove si stia andando. Se però si identifica un altro punto in cui fissare il passato, ecco che si può tracciare una direzione. Capendo da dove si viene, si sa dove si è e si comprende la direzione in cui si è diretti.

Il saggio di Fabrizio Fratus e Lorenzo De Bernardi, “Chi siamo e da dove veniamo?”, ripercorre questa retta, o, meglio, questa geodetica, che attraversa l’esistenza. Se ci si concentra solo sul presente, si viene investiti da un numero infinito di rette ideologiche che impattano sull’intelletto, a volte determinando sì la prospettiva del soggetto che osserva, ma senza permettergli di comprenderla appieno, poiché nella contemplazione lo lascia solo. Quelle rette ideologiche sembrano, cioè, spuntare intellettualmente dal nulla e dal nulla finire.

Ripercorrendo invece i punti del loro passato, ci si accorge di come certe credenze, ideologie e ipotesi siano nate, capendo anche la meta verso cui sono dirette. Si impara a tracciarne il percorso e la prospettiva quindi si allarga, l’orizzonte cognitivo diventa più ampio, la percezione si accresce e di conseguenza la visione del mondo si fa più ricca e più consapevole.

Fratus accompagna il lettore in modo elegante attraverso la ricorsività di certe argomentazioni, introducendolo nell’impressione ondivaga che hanno lasciato nel corso del tempo e lungo gli eventi, ricostruendo l’ambiente sociale e storico dove hanno trovato fortuna e sono cresciute oppure sono state temporaneamente sepolte da una prima ricusazione. Con sicurezza, traccia una traiettoria e colloca in un punto fisso la contemporaneità del panorama intellettuale, non avendo paura di ribaltare schemi preconfezionati e offerti in modo semplicistico al pubblico, forte di un percorso che crea consapevolezza di sé come fruitori coscienti.

Fratus suggerisce insomma la possibilità di riscoprirsi pensatori liberi e non dogmatici. La possibilità di aprirsi a modi nuovi di pensare, senza ritenerli sbagliati a prescindere. E mostra che sia possibile farlo giacché forti di idee, non della violenza che le vorrebbe invece sopprimere a priori. Si scopre così come il pensiero italiano sia pesantemente influenzato da una informazione che sembra ignorare complessità e concezioni che si discostano da quella dominante, destinate a restare nell’ombra a meno di attingere a fonti estere. Denunciando un vero e proprio Gulag mentale, Fratus aiuta a identificare le sbarre che oramai rinchiudono una maggioranza del tutto disarmata di fronte ai proclami della propaganda che si finge scienza.

Considerazione notevole viene, nel libro, rivolta all’ipotesi dell’Intelligent Design e al dibattito vivo che, specialmente Oltreoceano, riguarda la sua validità scientifica, la sua natura nobile, la dignità delle sue premesse e la bontà dei suoi risultati. È un percorso, che riserva al lettore diverse sorprese, momenti persino ispirati e retroscena illuminanti, conducendolo per mano lungo il percorso, a volte ricorsivo, con ha determinato la scrittura di certe pagine intellettuali del secolo scorso e di quello corrente. Un invito a una lettura diversa del mondo: sempre fedeli a un percorso, ma con occhi nuovi.

Di Cristian Puliti (revisione di Marco Respinti).

Immagine: Euclid, Public domain, via Wikimedia Commons.


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