L’Intelligent Design non è creazionismo
Una tra le forme di manipolazione argomentativa fra le più usate oggi è quella nota con il nome di fallacia dell’uomo di paglia. Di cosa si tratta? In sostanza si costruisce una falsa immagine dell’interlocutore, un interlocutore “fantoccio” (da cui il nome di “uomo di paglia”) distorcendone le argomentazioni, inserendo elementi del tutto estranei alla discussione, a volte persino assurdi o volutamente ridicoli, al fine di rendere meno credibile la tesi che si vuole avversare.
L’obiettivo palese è quello di vincere in un dibattito, anche e soprattutto quando non si hanno argomentazioni per tacitare l’interlocutore. Non è nulla di nuovo: queste tecniche retoriche di vera e propria “guerra dialettica” erano già state analizzate nel 350 a.C. da Aristotele nel suo De sophistici elenchis. L’uso più antico di questa specifica fallacia dell’“uomo di paglia” sembra potersi far risalire a Martin Lutero, nel suo De captivitate babylonica ecclesiae praeludium del 1520. In questo libro, scrivendo ad un amico in merito all’uomo che lo accusava, Lutero affermò:
Mi chiederai, forse, da che vaneggiamenti sia turbato quell’uomo, o contro chi scriva […] E allora ti rispondo che questa tecnica dell’argomentare è comune a tutti quelli che scrivono contro Lutero: fare un’affermazione per dichiararla errata, oppure inventarne una per poterla confutare[i].
Ho volutamente usato l’espressione “guerra dialettica”; è forse un po’ forte ma descrive in maniera realistica l’atteggiamento assunto dai critici (neodarwinisti, ma non solo) nei confronti dell’Intelligent Design. Fu lo stesso Sun Tzu, nella sua famosa opera, a dichiarare che la “guerra si fonda sull’inganno”[ii] e non è un caso che il termine “fallacia” derivi dal latino fallere che significa “ingannare”. In questo articolo evidenzierò uno dei principali “inganni” argomentativi usati contro l’Intelligent Design: l’etichetta del creazionismo.
Il creazionismo
Prima di mostrare un esempio concreto di come si articola questo inganno, è necessario definire i termini della discussione, a partire proprio dal significato di “creazionismo”. Per fare questo ci avvaliamo di un’autorevole enciclopedia, la Treccani, che lo definisce nel seguente modo:
[i]n una prospettiva scientifica, il c. è la dottrina che nega l’evoluzione delle specie viventi (→ Darwin, C.R.), sostenendo che esse sono state create da Dio così come sono e tali sono rimaste attraverso i secoli.[iii]Da questa prima e importante definizione traiamo due elementi caratteristici del creazionismo:
- la creazione da parte di Dio, intendendo quest’ultimo come l’Essere trascendente di cui si parla nelle Sacre Scritture, siano esse i Vangeli, la Torah, il Corano, o altre.
- la fissità delle specie.
La corrente originale del creazionismo, nata in seno alla cristianità e poi sviluppatasi anche in altre religioni, è quella che segue alla lettera il racconto biblico contenuto nel libro della Genesi.
Secondo questa corrente, cosiddetta YEC[iv], ogni cosa viene creata dalla parola di Dio in un periodo letterale di sei giorni. Basandosi su quella che è la cronologia biblica, tutte le forme di vita sarebbero state create circa 10.000 anni fa. Pur ammettendo una certa adattabilità delle specie nel corso del tempo, generalmente il concetto di un’evoluzione in grado di produrre nuove forme di vita viene respinto, relegando questa capacità alla sola sfera del divino. Lo YEC abbraccia la credenza religiosa dell’inerranza biblica: non possono esserci errori nel “testo sacro” e quindi, se si è costretti a scegliere fra la Bibbia e la Scienza, la scelta ricade fideisticamente sulla prima.
Col passare del tempo si è delineata una corrente alternativa di creazionismo che si allontana dal rigoroso letteralismo biblico, cercando di conciliare alcuni dati scientifici con il testo della creazione così come narrato nel libro della Genesi: il cosiddetto OEC: Old Earth Creationism.[v]
Quest’ultimo, ad esempio, non considera i periodi creativi di Genesi come giorni letterali di ventiquattro ore. Per esso, la parola ebraica yôm (resa con l’italiano “giorno”) avrebbe un significato più ampio, assimilabile a quello di epoca o era. Inoltre, desume che il termine biblico reso con “specie” non abbia alcuna pretesa paragonabile all’odierna catalogazione tassonomica. Questo termine indicherebbe invece una generale macro-suddivisione fra gli esseri viventi.[vi] Su questa linea di pensiero, il creazionismo nella sua variante “progressista” abbandona il rigido concetto di “fissità delle specie” e accoglie in maniera sempre più ampia certi principi della biologia evolutiva, come la microevoluzione. Per concludere, risulta impossibile racchiudere la definizione di “creazionismo” in un’unica voce. Forse sarebbe più appropriato parlare di creazionismi, al plurale. È possibile, comunque, fissare alcuni elementi in comune ad ogni variante d’esso, che ci serviranno da metro per verificare la validità delle accuse che vengono rivolte all’ID. Questi elementi caratteristici e comuni ai creazionismi sono:
- credere in molteplici interventi creativi di quello specifico Dio di cui si parla nei testi religiosi.[vii]
- negare a priori qualsiasi tipo di processo macroevolutivo che possa comportare la trasformazione radicale e funzionale di una specie vivente in un’altra.[viii]
- avere come punto di riferimento il proprio testo “sacro”, con cui tentare di armonizzare i dati scientifici.[ix]
- adottare una visione scientifica circoscritta dall’orizzonte escatologico proprio della religione di appartenenza.[x]
L’Intelligent Design
A differenza del Creazionismo,l’ID[xi] non è circoscritto da un orizzonte escatologico e non si basa sulla religione. Non ha nulla a che vedere con le Sacre Scritture né con il problema della teodicea; l’ID sostiene che esistano caratteristiche dei sistemi viventi e dell’universo che sono meglio spiegate da un’intelligenza progettuale. Non ha né l’interesse né lo scopo di indagare su questa “intelligenza”, limitandosi a studiarne le evidenze rivelatrici con metodo scientifico. L’Intelligent Design non mette in discussione l’idea di evoluzione ma contesta l’idea di Darwin che la causa del cambiamento biologico sia completamente cieca e non diretta. Non si tratta nemmeno di un approccio teleologico poiché, a rigor di termini, l’ID non è interessato al “fine” di un processo (sia esso biologico o cosmologico) ma alla sua origine, alle dinamiche evolutive che lo caratterizzano e alla verifica delle pretese neodarwinistiche. A differenza del creazionismo, l’ID parte dai dati biologici disinteressandosi completamente di quelli teologico-religiosi. Sulla base della comune esperienza di causa-effetto (fondamento di ogni ragionamento scientifico) indaga, ipotizza e poi sottopone a verifica sperimentale le proprie tesi. Tra i vari macro campi di indagine ne riporto quattro:
- complessità irriducibile
- informazione complessa e specificata
- complessità potenziale
- biostrutture di lusso
Esaminiamo brevemente questi punti:
La selezione naturale si propone di costruire sistemi complessi a partire da strutture più semplici passando attraverso una serie di step intermedi, ognuno dei quali deve svolgere una qualche funzione. In diversi casi, l’ID ha dimostrato che le strutture intermedie non svolgono alcuna funzione che la selezione possa preservare, e che il “sistema complesso” ha una qualche funzione solo se sono presenti contemporaneamente tutte le sottostrutture che lo compongono. I biologi hanno scoperto un mondo di nanotecnologie all’interno delle cellule viventi che soggiacciono tutte al principio di complessità irriducibile inspiegabile secondo i criteri del neodarwinismo, ma perfettamente conciliabile con un’ipotesi progettuale.
Le strutture complesse che l’ID identifica come frutto di una progettualità sono caratterizzate da informazione specificata, paragonabile a quella di un vero e proprio linguaggio di programmazione, la cui comparsa attraverso percorsi evolutivi è non solo indimostrabile scientificamente ma probabilisticamente tendente allo zero secondo termini matematici, e praticamente impossibile secondo termini esperienziali.
Alcune strutture presentano anche un certo grado di complessità potenziale, ovvero la capacità di assoggettarsi ad un processo di speciazione in tempi così rapidi da risultare incompatibili con la velocità delle mutazioni genetiche secondo i processi dettati dal neodarwinismo.
In relazione alle biostrutture di lusso, l’ID indaga l’apparire fenomenico delle forme di vita. Secondo la teoria dell’evoluzione la “bellezza” della natura è funzionale alla sopravvivenza, ma la natura sembra essere molto più “bella” di quanto richieda la sopravvivenza. “Una morfologia funzionale, che voglia dimostrare l’utilità delle prestazioni per la conservazione della vita, può spiegare solo una parte delle espressioni dei viventi”.[xii]
Questi sono solo alcuni degli argomenti verso i quali l’Intelligent Design dirige le proprie indagini con metodologia scientifica.
L’inganno dell’uomo di paglia
Chiarite quelle che sono le differenze sostanziali fra Intelligent Design e creazionismo, stupisce vedere come numerosi evoluzionisti attribuiscano alla teoria dell’ID argomentazioni che non le sono proprie nell’intento di evitare quelli che invece sono i veri temi della discussione, e che evidentemente risultano difficili da contrastare nel merito. L’ID viene accusato di essere solo una nuova forma di creazionismo (a volte si usa proprio il termine “neocreazionismo”); si muovono a esso obiezioni che nulla hanno a che fare con la teoria e che spesso rientrano nel campo della teologia, più propriamente della teodicea. L’analisi scrupolosa di queste critiche, considerate nel loro insieme, sembra del resto rivelare la messa in atto di dinamiche, mutatis mutandis, non molto distanti da quelle tipiche della proiezione psichica: l’attivazione, cioè, di quel meccanismo di difesa per il quale il soggetto attribuisce ad altri una propria tensione, in questo caso di natura intellettuale. È come se ci trovassimo davanti ad una sorta di insofferenza cognitiva che potrebbe generarsi nel soggetto a seguito dell’accettazione di una particolare visione del mondo.
Non è quindi insolito trovare, negli scritti contro l’Intelligent Design, domande del tipo “se esiste Dio, come è possibile che esista la malvagità?” Domande che nelle intenzioni dovrebbero dimostrare la vulnerabilità delle argomentazioni opposte, ma che in effetti (nella migliore delle ipotesi) dimostrano solo l’incapacità di affrontare i veri argomenti posti sul tavolo della discussione dalla teoria dell’ID.
Prendiamo a paradigma il caso di Telmo Pievani e del suo libro “Creazione senza Dio”[xiii], scritto con l’intento specifico di confutare l’Intelligent Design. Riporto, come esempio, alcune delle sue affermazioni:
- come può un Creatore aver lavorato in modo così poco efficiente, estinguendo forme e sostituendole con altre simili? (p. 12)
- l’interpretazione letterale della Bibbia [è] contrapposta alle scoperte della scienza (p. 18)
- resta poi il problema dell’identità del progettista (p. 34)
- uno crede nella Terra piatta perché sta scritto nella Bibbia (p. 51)
- se esistesse davvero un progettista divino, più che un ingegnere cosmico sarebbe un sadico malvagio, un dispensatore di ecatombi (p. 63)
Il libro di Pievani, privo di qualsiasi nota di approfondimento, è il tipico esempio di un’argomentazione fallace. Non c’è “una pagina” dove l’autore non inserisca elementi del tutto estranei alle argomentazioni dell’Intelligent Design. A lui e a tutti gli altri critici che seguono la stessa linea argomentativa, non si può che rispondere in un solo modo: avete sbagliato interlocutore!
Per queste domande conviene rivolgersi ad uno Spiritual Counselor e non ai teorici dell’Intelligent Design. Questi ultimi preferiscono discutere in termini di scienza, su riviste e in convegni scientifici, ai quali (guarda caso) i critici non solo evitano di intervenire ma fanno di tutto per boicottarli. Forse che di paglia, oltre all’uomo, vi sia anche la coda?
Di Francesco Arduini.
[i] Quinzio S. (a cura di). Martin Lutero. Le 95 tesi. Della Libertà del cristiano. Sulla prigionia babilonese della Chiesa, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1989, p. 63. – Originale: “Rogas forte, quæ intemperiæ hominem agitent, aut contra quem scribat […] Respondeo, id genus disputandi omnibus familiare esse, qui contra Lutherum scribunt, ut hoc afferant quod impugnant, aut fingant quod impugnent”.
[ii] Fracasso R. (a cura di). Sun Tzu. L’arte della guerra. Ediz. Newton, Roma 2010 p. 62.
[iii] https://www.treccani.it/enciclopedia/creazionismo; consultato il 17 luglio 2022.
[iv] Dall’acronimo di Young Earth Creationism, ovvero Creazionismo della Terra Giovane.
[v] Trad.: Creazionismo della Terra Vecchia.
[vi] Vedi https://www.ciid.science/blog/2017/02/19/secondo-la-sua-specie/
[vii] https://www.icr.org/tenets
[viii] https://www.icr.org/article/what-difference-between-macroevolution-microevolut
[ix] https://answersingenesis.org/bible/. Lo stesso vale per il creazionismo turco a matrice islamica o per il cosiddetto Creazionismo Hare Krishna (https://rationalwiki.org/wiki/Hare_Krishna_creationism).
[x] Si veda, ad esempio, il tentativo di spiegare scientificamente che ogni creatura vivente, in origine, si cibasse di sola vegetazione e che si tornerà ad una simile condizione dopo che le profezie dell’Apocalisse si saranno adempiute. Cfr. Jim Stambaugh, “Creation’s Original Diet and the Changes at the Fall”, Journal of Creation 5, n. 2 (agosto 1991): pp. 130-138 e anche https://answersingenesis.org/animal-behavior/what-animals-eat/no-taste-for-meat/
[xi] Acronimo di Intelligent Design.
[xii] Portmann A., Einfuhrung in die Morphologie der Wirbeltiere, Basilea 1976, p. 315.
[xiii] Pievani T.,Creazione senza Dio, Torino 2006.