Da Darwin a Hitler

Recensione del libro "Da Darwin a Hitler: Etica evolutiva, eugenetica e razzismo in Germania", di Richard Weikart (PASSAGGIO edizioni).

«Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze.»
– Teorema di Thomas


[Generale Zod] «… Unisciti a me. Aiutami a salvare la nostra razza. Daremo corso a un nuovo inizio, recideremo i lignaggi degenerativi che ci hanno condotti a questo!»
[Jor-El] «E chi deciderà quali lignaggi sopravvivranno?… Tu?»
– Man of Steel

In un’epoca caratterizzata dalla fragilità della ragione e dall’oscurità dell’ignoranza, Richard Weikart, con la sua opera monumentale “From Darwin to Hitler: Evolutionary Ethics, Eugenics, and Racism in Germany,” si erge a faro di chiarezza, illuminando le intricate trame che intrecciano scienza, filosofia e le tenebrose ideologie del Novecento. Con una prosa incisiva e lucida, Weikart invita il lettore a intraprendere un viaggio epocale, rivelando le connessioni tra il pensiero darwiniano e le distorsioni ideologiche che condussero alla catastrofe della Seconda Guerra Mondiale.

La narrazione di Weikart, magistralmente tradotta dall’editore, si apre con il geniale naturalista Charles Darwin, le cui teorie sull’evoluzione scossero le fondamenta della concezione tradizionale dell’uomo e del suo posto nell’universo. Come una scintilla che accende un vasto incendio, le idee di Darwin si propagano, penetrando le menti e i cuori, liberando un potenziale creativo che, tuttavia, porta con sé il germe della devastazione. L’autore sottolinea con acume che l’evoluzione non implica necessariamente un progresso morale, e che il darwinismo può essere utilizzato in modo distorto per giustificare il razzismo e l’eugenetica, esortandoci a riflettere sul fatto che la scienza, nelle mani inadeguate, può divenire una fucina di oppressione.

Ci furono menti illuminate, profetiche nelle loro fosche previsioni, che si resero subito conto del pericolo. Invano avvertirono del probabile esito, perché sebbene non sufficiente, l’applicazione sociale delle idee di Darwin fu sicuramente causa necessaria allo sviluppo di ideologie che portarono agli anni più bui che l’umanità abbia mai conosciuto.

La lucidità con cui Richard Weikart raccoglie nel suo saggio questi frammenti infuocati restituisce una fotografia nitida e scioccante del percorso sociale che ebbero nelle menti più autorevoli dell’epoca. Ha il pregio di fissare delle istantanee che ripercorrono le traiettorie ferali di questi proiettili, getta una visione d’insieme sulla deflagrazione che questa granata intellettuale ebbe sulla concezione umana, come riscrisse un mutamento improvviso di visione dettato dall’esigenza politico-sociale di riscrivere un percorso nuovo, slegato dalla visione giudeo-cristiana, atto a proiettare il progresso e l’uomo oltre i limiti e le barriere etiche e morali dettate dalla vecchia visione.

Weikart si sofferma sull’ascesa di figure emblematiche che proclamavano come la lotta per l’esistenza è alla base del progresso umano. Con tale visione, il pensiero evoluzionistico si trasforma in un’arma ideologica nelle mani di coloro che giustificano le disuguaglianze sociali e il razzismo sistemico. La sua analisi svela come il concetto di ‘sopravvivenza del più adatto’ diventi, nel contesto della società moderna, una legittimazione del potere e del privilegio. Venne ribaltato tutto ciò che aveva elevato l’uomo verso vette di conquista etica e sociale. Sebbene ci furono rare eccezioni, la maggioranza investì in questo nuovo credo. La morte divenne amica, il fragile divenne superfluo, il diverso divenne nemico, il debole divenne inutile. Questa nuova catena si sostituì ai pilastri che reggevano la società. Ma ogni catena non può essere più forte del suo anello più debole, e nel cercare nuovi valori per illudersi di renderla indistruttibile si finì per spezzarla laddove si credeva fosse più forte.

Il lettore viene poi condotto attraverso le oscure correnti del pensiero che, alimentate dall’illusione di superiorità razziale, troveranno la loro apoteosi nel regime nazista. Qui, il pensiero di Darwin, distorto e travisato, si trasforma in una giustificazione per l’ineffabile, per il genocidio e l’odio sistemico. Hitler, come un abile demagogo, utilizzò le idee scientifiche per forgiare un’ideologia che avrebbe spazzato via milioni di vite, dimostrando che la conoscenza, se non accompagnata da un’etica salda, può divenire il più potente degli strumenti di distruzione. Weikart osserva con sagacia che il nazismo era in gran parte fondato su un’interpretazione distorta dell’evoluzionismo, mettendoci in guardia sulla pericolosità di un’interpretazione acritica delle idee.

Attraverso una prosa ricca di analogie e riferimenti storici, Weikart ci avverte che le idee non sono innocue; esse pulsano di una vita propria e, se abbandonate a se stesse, possono facilmente degenerare in forme di pensiero distruttive. Egli si riferisce a pensatori illustri come Karl Popper, il quale sosteneva che la scienza deve sempre essere accompagnata da una critica razionale, evidenziando la necessità di un approccio etico e critico nella diffusione delle idee scientifiche.

Immergendosi nei documenti storici e nella lettura scientificamente asettica si ripercorre una traiettoria ricorsiva che sottolinea con sgomento quanto il male può insinuarsi nelle idee, e quanto può esserlo ancora oggi se si facesse l’errore di ritenere il pericolo superato. Ogni volta che si mette da parte la centralità dell’uomo sacrificandolo sull’altare di un sistema, di un credo, di una teoria scientifica, ci avviciniamo a questi costrutti che portarono l’umanità all’orlo dell’abisso. Ogni volta che consideriamo l’uomo accessorio, che lo riduciamo a logiche mercantilistiche, strumentali, evoluzionistiche, ecco che l’ombra di ciò che fu si proietta nel futuro che stiamo costruendo.

Tuttavia, nonostante il valore della sua analisi, il libro presenta alcune criticità. Weikart talvolta scivola in una narrazione lineare che rischia di semplificare la complessità delle interazioni storiche. Inoltre, alcune sue affermazioni sembrano mancare di una contestualizzazione più profonda, come nel caso di alcuni movimenti eugenetici che, sebbene influenzati dal darwinismo, avevano radici in un tessuto sociale e culturale molto più ampio.

In conclusione, “Da Darwin a Hitler” è un’opera di straordinaria importanza, un richiamo a un’umanità che deve imparare dalla propria storia. Weikart, con la sua eloquenza e la sua arguzia, ci spinge a non dimenticare le lezioni del passato, a vigilare su come le idee possano muoversi da un punto di luce a uno di ombra, e ci invita a navigare le acque tempestose del pensiero con discernimento e compassione. In un’era caratterizzata dalla proliferazione di informazioni e dalla disinformazione, il monito di Weikart diviene cruciale: La storia tende a ripetersi quando non viene compresa. Questo non è solo un saggio, ma un grido d’allarme, che solca le onde del tempo come monito alle generazioni che verranno. Una lettura profondamente riflessiva, che ci pone davanti ai risultati di abbracciare un’ideologia che a volte, come documentato, non si basa su verità, ma su ipotesi ritenute tali e sulla fede che si decide di riporvi. Uno specchio che mostra l’immagine e mette a nudo la catena consequenziale che porta un’idea a diventare stigma, che inizia a diffondersi come un virus, che attanaglia le menti e le conduce come schiave a concepire orrori che parevano logici e giustificati, perfino naturali. Un parassita concettuale che va estirpato con tutta la forza di cui siamo capaci, perché come si realizza finendo le pagine di questo vessillo dell’animo umano, esso si nasconde nelle pieghe oscure della visione sul mondo che decidiamo di abbracciare.

Richard Weikart (foto di Nathan Jacobson, Discovery Institute, CC BY-SA 4.0)

(Di Cristian Puliti; si ringrazia Renato Giuliani di PASSAGGIO edizioni).

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